Migranti, la vergogna dell’Europa

Insieme alla Polonia, che respinge uomini, donne e bambini al confine con la Bielorussia, tutta l’Unione europea si rende complice del reato di violazione dell’obbligo di soccorso a persone in grave pericolo

Devo confessarlo, per quanto sia ironico, per quanto sia doloroso. Devo ammettere che i polacchi non possono aprire le loro frontiere a tutti quei rifugiati mediorientali che la dittatura bielorussa lascia accorrere fino a Minsk facendo balenare la prospettiva di una facile via d’ingresso nell’Unione europea.

Se lasciassero aperta solo un po’ la loro porta, i polacchi sarebbero inondati da una fiumana sempre più grande di uomini, donne e bambini. Pertanto, non resta loro altro da fare che sistemare reticolati di filo spinato – non è così? – , se non fosse che…

Se non fosse che alla frontiera tra la Bielorussia e la Polonia le temperature sono così rigide che i rifugiati muoiono di freddo, nel vero senso della parola. Nondimeno, dramma umano o no, i polacchi non possono cedere a questo ricatto morale senza incoraggiare altri curdi e altri siriani ancora a credere a loro volta all’illusione bielorussa. In guerra come in guerra, se non fosse che…

Se non fosse che a tutte quelle persone che hanno già creduto alla promessa di Minsk non resta altro da fare che cercare di entrare in Polonia, perché le guardie bielorusse alla frontiera non permettono loro di fare inversione di marcia. Li respingono senza riguardi e, a fronte tanta crudeltà, i polacchi hanno dovuto – non è forse così? – dispiegare circa 17mila tra guardie di frontiera e soldati per vigilare affinché nessun rifugiato riesca a strisciare sotto i reticolati.

Non soltanto i loro 26 partner dell’Unione europea non hanno motivo di preoccuparsi ma, come dice Varsavia, cofinanziando la costruzione del muro appena approvato dalla Dieta polacca, di fatto proteggerebbero la nostra frontiera comune.

Si tratterebbe – non è così? – di un segno di comunanza tra europei, di solidarietà a fronte di una dittatura che dimostra il suo cinismo, se non fosse che… Se non fosse che Lukashenko, bando all’ironia, ha già vinto la sua scommessa facendo precipitare la Polonia e l’Unione tanto in basso quanto è lui. La Polonia che accoglie così generosamente i rifugiati bielorussi e li sostiene senza risparmiarsi nella loro lotta per la libertà, la Polonia che nel 1980 aveva segnato la fine del comunismo senza aver mai smesso di combatterlo dal 1956, in questa circostanza evidenzia una mancanza assoluta di solidarietà nei confronti di altri esseri umani che fuggono dalla miseria e dalla morte.

Così facendo, la Polonia non soltanto tradisce sé stessa e qualsiasi sentimento di compassione umana e perfino quella fede cristiana che professa in modo così prevalente ma, oltre a ciò, la totalità dell’Unione europea si rende complice del reato di violazione dell’obbligo di soccorso a persone in grave pericolo.

Così pronta a difendere e patrocinare sempre i suoi valori, l’Unione permette che questo rimpallo di esseri umani alla frontiera tra Polonia e Bielorussia prosegua perché vuole evitare che si moltiplichino i temi di conflitto con Varsavia, e perché la Commissione e il parlamento europei sanno bene che l’accoglienza dei rifugiati non è proprio popolare tra l’opinione pubblica europea, e perché un braccio di ferro con i dirigenti polacchi a questo proposito non si risolverebbe necessariamente a vantaggio dell’Unione.

Non so voi ma, quanto a me, io provo vergogna.

Provo vergogna che una dittatura riesca a prenderci in trappola così facilmente nelle nostre contraddizioni. Provo vergogna prendendo atto che l’opposizione polacca non trova quasi niente da dire contro la ricostruzione di un muro nel cuore stesso dell’Europa.

Provo vergogna che nel suo complesso l’Unione abbia paura dei rifugiati perlopiù perché sono musulmani. Provo vergogna per il fatto che non siamo capaci di trovare il modo di far capire a Lukashenko che il suo giochetto deve finire una volta per tutte. Provo vergogna per la mia stessa impotenza e perché comprendo sempre meglio, nel mondo di oggi, come il mondo in passato abbia potuto coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie davanti a Hitler e a Stalin.

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