Così ostili in nome del popolo (disprezzando le persone reali)

Le posizioni dei 5 Stelle sui procedimenti giudiziari e della destra sull’immunizzazione: al fondo un’identica avversione per le condizioni che consentono a una società di essere libera

Apparentemente non hanno nulla in comune la volontà dei 5 Stelle, affiancati da certi settori della magistratura, di difendere l’imprescrittibilità dei procedimenti giudiziari e la campagna della destra contro l’obbligatorietà dei vaccini. Eppure, al fondo, si scopre un’identica ostilità per le condizioni che consentono a una società di essere libera, un’identica incomprensione di come si possa alimentare un regime di libertà. Non è solo colpa dei politici suddetti, sia chiaro. È, indubbiamente, un effetto del meccanismo democratico: quei politici rappresentano (al peggio o al meglio, giudicate voi) settori della società che nutrono la stessa ostilità e la stessa incomprensione.

A un primo sguardo, fra la visione forcaiola della giustizia («vale la presunzione di colpevolezza e pertanto un imputato può benissimo rimanere tale a vita») e la visione pseudo-libertaria («sui vaccini fate un po’ come ve pare») non c’è punto di contatto. Se l’ideale di società della prima sembra corrispondere a un immenso carcere nel quale condannati e detenuti in attesa di giudizio stiano tutti insieme ammassati e con l’obbligo del silenzio, l’ideale di società dei secondi sembra quello di una grande stanza affollata da gente che strepita e si lancia addosso uova, ortaggi e qualunque cosa a disposizione. Il problema è che tanto il primo quanto il secondo ideale non hanno nulla a che spartire con una società libera.

Detto in modo più realistico, si può sostenere che, anche se una società autenticamente libera non è mai esistita (e forse non esisterà mai), le due suddette visioni fanno a pugni con i tentativi — più o meno riusciti in giro per il mondo occidentale — di creare o mantenere condizioni che per lo meno si avvicinino a quelle di una società libera.

Partiamo dai campioni della «libertà dal vaccino». Persino loro dovrebbero essere in grado di capire che la libertà dell’uno finisce dove comincia la libertà dell’altro. Dovrebbero capire che le persone che non si vaccinano mettono a rischio altre persone. O dobbiamo aspettarci che, per coerenza, propongano anche di eliminare l’obbligo (liberticida?) di assicurare i veicoli in circolazione? E dunque perché tanto accanimento sui vaccini? La risposta probabilmente è che costoro hanno individuato un interessante bacino elettorale in quella parte — purtroppo, a quanto pare, piuttosto estesa — di nostri concittadini che si è bevuta l’una o l’altra delle teorie del complotto circolanti, persone che, non sapendone nulla, non avendo nessuna preparazione che li metta al riparo dalle bufale raccattate in rete, disprezzano gli scienziati, pensano che la scienza, come l’informazione, sia al servizio delle multinazionali, della Cia, dell’Uomo Nero. Le recenti manifestazioni di piazza dei più esagitati fra loro sono, temo, solo la punta dell’iceberg. Chi li corteggia e li vezzeggia contribuisce a indebolire le condizioni su cui si regge una società libera (o ciò che vi si avvicina). Teorie del complotto, rifiuto della scienza, se si diffondono, finiscono per inceppare i meccanismi di una tale società, la quale vive di delicati equilibri, e, nello specifico, di fiducia nella competenza di chi ne sa più di noi e della necessità di raccordare sapienza e rappresentanza democratica. La scienza è fallibile? Certo che lo è. Per definizione. Ma l’alternativa alla scienza fallibile è solo l’ignoranza, la superstizione. Anche il più addestrato dei piloti può commettere un errore ma persino il no vax preferisce che a guidare l’aereo su cui vola sia un pilota addestrato piuttosto che un avvocato, un sarto o un medico che non abbiano mai visto prima i comandi di un aereo. In una società libera non si rifiuta a priori la competenza. Si accetta che sia la politica rappresentativa, ascoltati i competenti, a trovare la sintesi migliore che tuteli la libertà (e in questo caso anche la salute) dei cittadini.

Anche i campioni della presunzione di colpevolezza per chiunque risulti indagato o imputato (l’imprescrittibilità ne è una conseguenza) hanno in uggia la libertà e gli equilibri su cui si regge. In una società libera la giustizia deve contemperare l’esigenza di tutelare le vittime e di salvaguardare i diritti degli accusati. Habeas corpus, presunzione di non colpevolezza, limiti temporali alla durata dei procedimenti giudiziari e altri istituti collegati, sono stati costruiti nel tempo per salvaguardare quei diritti. I suddetti campioni, se volessero davvero, come ipocritamente affermano, tutelare le vittime, non dovrebbero calpestare i diritti di indagati e accusati. Dovrebbero chiedere processi rapidi (ossia il contrario di ciò che accade in Italia). Perché è proprio la lunghezza dei procedimenti giudiziari ciò che impedisce di rispettare i diritti delle vittime.

L’incomprensione di cosa sia una società libera, tanto nel caso dei campioni della libertà dal vaccino che in quello dei campioni dell’imprescrittibilità dei procedimenti giudiziari, sembra derivare, plausibilmente, da ciò che questi due gruppi hanno in comune: essi adorano lo stesso dio, si inginocchiano davanti a una divinità che chiamano «Popolo». Per inciso, la comune appartenenza religiosa rende assai probabile che fra i seguaci del clan dell’imprescrittibilità ci siano anche parecchi no vax («uno vale uno», eccetera).

Per assumere certe posizioni è necessaria una buona dose di disprezzo, o di mancanza di rispetto, per le persone in carne ed ossa, per i singoli individui che possono essere contagiati dal no vax (fuori di testa) di passaggio o perseguitati a vita dalla macchina giudiziaria. Da dove deriva tale disprezzo? Probabilmente dal fatto che i suddetti gruppi pensano al popolo come se fosse un’entità reale, la quale per giunta, proprio come fa ciascuno di noi, «pensa», «desidera», «vuole». Se il popolo è così inteso e si assume che esso conti assai più dei singoli individui, spetta allora a chi si è autoproclamato interprete della sua volontà agire di conseguenza. E pazienza se, per realizzare tale volontà, si passa come rulli compressori sui corpi e sulle vite delle singole persone. Se non che, il popolo come loro lo intendono non esiste, è un’astrazione. Essendo inesistente non ha bisogno di avvocati né di tribuni. Esistono invece le persone, gli individui. Essi vivono meglio o peggio, e anche più o meno liberi, a seconda che certe condizioni siano vigenti e rispettate oppure no.

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